Cianfrusaglie

Riflessioni di fine anno: The Wonders of World Edition

Da qualche anno nell’ultima settimana di dicembre passo una buona fetta di tempo a cercare tra gli appunti salvati qualcosa che valga la pena ricordare. E’ incredibile come un anno passi in fretta e come sia possibile che si riempia di episodi, belli e brutti, che hanno meritato un posto nel cassettino dei ricordi. La cosa migliore (ma c’è davvero bisogno che lo dica?) è che i ricordi che chiedono di venir fuori sono sempre quelli belli, e quelli brutti se ne restano in un angolo del cassetto, perchè per poter andare avanti non serve tirarli fuori. Bene, di questo duemilaquindici appena trascorso mi piacerebbe, tra sessant’anni, ricordare alcuni episodi incredibili legati alla bellezza del pianeta in cui viviamo. Quest’anno sono stato abbastanza fortunato da poter visitare sei diversi Paesi, fare qualche km di corsa (va bene dai, più di “qualche”) in ciascuno dei posti in cui sono stato e vedere degli spettacoli che solo nei miei sogni erano qualcosa di raggiungibile. I primi mesi del 2015 li ho trascorsi nel freddo Nord. La Norvegia, oltre all’incredibile magia della neve alle ginocchia e alle sciate in compagnia, dell’eclissi di sole con l’oscuramento del 94% del disco solare e l’incontro a tu per tu con gli alci nei boschi, mi ha regalato l’emozione indescrivibile dell’Aurora Boreale, probabilmente l’esperienza naturalistica più intensa e bella della mia vita. E’ qualcosa che è difficile spiegare a parole, e nemmeno le fotografie o i video possono rendere un centesimo di cosa significhi assistere alla danza delle luci del “messaggio di Odino”. Se avete la possibilità di viaggiare, mettete in conto di andare a vederle, è un’esperienza che vale ogni centesimo di grado sottozero, dita congelate e muscoli bloccati dal freddo. A Stoccolma, immersa nella pioggia sottilissima che somigliava più a una nebbia fitta che ad una vera pioggia, ho potuto visitare il palazzo comunale dove vengono consegnati i Nobel, i parchi ricchi di specie animali che da noi non vivono e Gamla Stan, la celebre città antica, un piccolo grande gioiello di architettura. E soprattutto ho potuto mangiare delle paste alla crema di una bontà tale che ancora non ne ho trovato di paragonabili. In Francia, nella Camargue, ho avuto modo di passeggiare a cavallo nel greto del fiume Rodano, con le zanzare fameliche che cercavano di spolparmi vivo, ma potendo vedere uno spettacolo incredibile tutt’intorno, che superava di gran lunga il fastidio degli insetti. Dalla piazza dell’Arco di Trionfo di Montpellier ho assistito ad un tramonto magico, con tutta la città ricoperta dal rosso del sole che cade ad ovest. In Catalunya, correndo lungo il fiume Onyar a Girona, ho potuto vedere le case colorate che si affacciano direttamente sull’acqua e che sembrano in uno stato di equilibrio precario (e forse lo sono), e che si riflettono nel riverbero della riva nella violacea alba spagnola. A Baunei, in un pomeriggio nuvoloso di giugno, dalla sommità della montagna che vede il pinnacolo di Cala Goloritzé fare la guardia alla spiaggia, in pochi secondi dal mare ci ha avvolti una foschia bianca che è risalita verso la parete rocciosa, adagiandosi sul fianco e ricoprendo ogni cosa di una morbidezza umida e ritornando, veloce come era arrivata, al mare, lasciando uno strascico di umidità e stupore impagabile. In una calda sera di fine agosto, nella baia di Nora a Pula, un gruppo di fenicotteri ha salutato la mia ora quotidiana di corsa proiettando sull’acqua calma l’ombra del loro collo elegante, nella incessante ricerca di qualche gamberetto da mangiare. Sempre a Pula, ma in quella croata, ho potuto visitare le meraviglie offerte dal parco nazionale del Brioni, con i cervi e i mufloni liberi che mi correvano accanto (loro scappavano da me, in realtà) nella penombra della foresta, e il sole che si affacciava tra i rami rendendo l’atmosfera qualcosa di davvero surreale.

Sono andato e tornato non so più quante volte ormai, ed ogni volta che sono arrivato a casa, arricchito da queste visioni meravigliose, ho sentito la nostalgia di posti in cui ancora nemmeno sono stato, e che vorrei visitare negli anni a venire.

E’ questo l’augurio che vorrei fare anche a voi per il duemilasedici che sta per iniziare.
Che sia la Terra del Fuoco, la Nuova Zelanda o il parco dietro casa la vostra meta, vi auguro che sia in grado di farvi tornare a casa con la voglia di partire nuovamente, e di andare a vedere nuovi angoli di questo piccolo immenso mondo.

E se potete, andateci in compagnia, che viaggiare da soli è bello e ti permette di muoverti con i tuoi tempi e di vedere le cose che preferisci nell’ordine in cui credi migliore, ma non ti dà la possibilità di condividere il sole tiepido di una mattina di inizio marzo a Moss, o la strada per andare al museo FRAM a Oslo, o lo spettacolo di cui si poteva godere da sopra il promontorio dell’Isola di Spargi. Ancora una volta, vale più che mai ciò che lasciò scritto Alex Supertramp nel suo magic bus: Happiness only real when shared.

Buon anno nuovo a tutti voi, e alle persone che amate.

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